L’allenamento produce effetti su tutte le parti dell’organismo umano e la sua carenza o mancanza si ripercuote negativamente su tutta la persona. Tali effetti sono differenti in base all’età del soggetto.

Si può parlare di effetti che favoriscono lo sviluppo delle principali funzioni organiche in età evolutiva e di altri effetti che facilitano la conservazione dell’efficienza fisico motoria nell’età adulta e di altri che aiutano a prevenire e a ritardare il processo di invecchiamento nella tarda età adulta e in quella anziana.

SVILUPPO E CONSERVAZIONE DELL’APPARATO SCHELETTRICO

Durante l’allenamento le ossa vengono sottoposte a sollecitazioni che stimolano le disposizioni di nuove fibre collagene e sali minerali. L’aumento della circolazione sanguigna favorisce l’assorbimento e il rifornimento di calcio, tutto ciò fa di colui che si muove un’atleta con ossa più forti rispetto ad un sedentario. L’esercizio fisico produce tre ormoni il GH o ormone della crescita, il Paratormone e la Calcitonina, a livello osseo si trasformano in effetti ormai noti ad ogni età: allungamento e rigenerazione del tessuto osseo e un più efficace metabolismo del calcio e del fosforo con ripercussioni positive sugli osteoblasti.

MANTENIMENTO E MIGLIORAMENTO DELLA FUNZIONALITA’ ARTICOLARE

Il sistema articolare permette all’uomo di muovere parti del corpo secondo gradi di libertà, direzioni e ampiezze specifiche per ogni tipo di articolazione; queste ampiezze possono essere influenzate dalle abitudini al movimento. Dall’allenamento le articolazioni traggono vari benefici: irrobustimento e maggiore stabilità, aumento e recupero della mobilità, prevenzione dei processi degenerativi a carico delle articolazioni e ritardo nell’invecchiamento di tale apparato.

EFFETTI POSITIVI DI UN’ATTIVITA’ MOTORIA CONTINUATIVA SULL’APPARATO MUSCOLARE:

Mantenimento del tono posturale, ipertrofia muscolare ed incremento di forza e potenza, mantenimento della lunghezza fisiologica del muscolo atta al compimento della motricità abituale ed utilitaria, mantenimento e miglioramento della morfologia del corpo con conseguente beneficio estetico, aumento della funzionalità muscolare derivante da una migliore e maggiore ossigenazione.

MIGLIORAMENTO DELLA FUNZIONALITA’ CARDIOCIRCOLATORIA

L’atleta che svolge un movimento tale da comportare uno sforzo continuativo e prolungato nel tempo, presenta un cuore modificato nella forma: il famoso “cuore d’atleta” di conformazione sferica.

Tale effetto consente di ospitare più sangue nelle sue cavità e di spingerlo con maggior efficacia grazie all’irrobustimento del miocardio.

Un uomo che fa allenamento consegue a livello cardiocircolatorio i seguenti benefici: migliorano i tempi di recupero dopo gli sforzi, migliora il nutrimento del cuore in seguito alla vascolarizzazione miocardica, si riduce la pressione sanguigna nei soggetti che svolgono attività fisica regolare.

Anche il sistema circolatorio assieme al muscolo cardiaco, aumenta la propria funzionalità al punto che con l’aumento della quantità di emoglobina il sistema è in grado di fissare una maggior quantità di ossigeno e di aumentare le sostanze nutritive trasportate a livello periferico oltre ad eliminare più velocemente le scorie prodotte dalla contrazione. Altri benefici che comporta l’allenamento sono la prevenzione della trombosi (identificata come malattia circolatoria che causa il maggior numero di decessi per infarto del miocardio o per ictus celebrale), il consumo di acidi grassi, la riduzione del tasso di colesterolo e di trigliceridi.

MIGLIORAMENTO DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA

Ad una maggiore richiesta di ossigeno da parte dell’apparato locomotore fa riscontro un aumento della ventilazione polmonare.

Polmoni, bronchi e vie respiratorie non subiscono una modificazione di dimensione ma aumentano la loro funzionalità grazie al soggetto che impara ad utilizzarli al meglio.

I benefici che si ottengono sono: riduzione dei tempi di recupero, comparsa ritardata o scomparsa del “fiatone” dovuta all’esigenza fisiologica di un immediato aumento della ventilazione polmonare, diminuzione della frequenza respiratoria sotto sforzo, aumento del tempo di apnea, minor dispendio energetico a carico dell’apparato muscolare, aumento dell’efficienza del diaframma e degli altri muscoli respiratori che comporta una maggior capacità vitale o quantità di aria che può essere emessa dopo un’espirazione forzata.

 

Articolo tratta dalla rivista Performance Dicembre 2014.

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